Martedì 3 Agosto, alle ore 19:30, l’ultima serata di Capalbio Libri si apre con Teresa Ciabatti che presenta “Sembrava bellezza” (Mondadori), con Guido Maria Brera, la conduzione di Daniela Mecenate e letture di Michela Tamburrino.
E’ la storia di una scrittrice di successo che – a quarantasette anni – è riuscita a prendersi una rivincita sia sul piano personale che professionale. Ma il salto nel passato è d’obbligo e i ricordi riemergono gettando le basi di questo romanzo altamente emotivo che racconta le donne sbagliate, emarginate, timide ed impacciate di qualsiasi generazione, attraverso l’inesorabile scorrere del tempo.

“Sembrava bellezza”, ed effettivamente l’intero romanzo ruota attorno ad una costante osservazione e rimuginazione di fatti “che sembrano”, non tanto reali quanto – appunto – percepiti come tali. E’ un’autoficton, una storia vera in cui molti potrebbero riconoscersi, raccontata in modo diretto, fuori dalle convenzioni letterarie ma sopratutto cinematografiche, che richiedono tempistiche precise e momenti di crescita/ cambiamento dei personaggi.
“E’ ovvio che ci sia una manipolazione nella narrazione delle vicende, voglio dimostrare che il punto di vista è mutevole e, sulla base di quello, i fatti prendono forme diverse – talvolta anche distorte -. I ricordi stessi sono poco oggettivi e cangianti nel tempo […] il ricordo che ho adesso è diverso da quello che avevo qualche anno fa perché anch’io sono diversa”, afferma.

Predominante è dunque la figura femminile, il suo corpo talvolta asimmetrico e con forme più o meno accentuate, percepito sempre come “sbagliato”, sotto il giudizio vigile e critico degli altri.
“Ho avuto un po’ di timore a fare uscire nuovamente questa voce, dopo la pubblicazione de “La più amata”. Quel libro l’ho scritto in totale libertà in un periodo nel quale non avevo un grande pubblico, così ho dato il via ad un flusso di sensazioni represse per anni, […] tutte le cose non dette e non vissute sono diventate un personaggio. […] se è il mio alter ego? Probabilmente lo è, ma non tutto ciò che dico è reale. Il mio è un progetto letterario che sicuramente ha scatenato tante critiche da parte di chi non lo ha compreso, ma ci vuole del tempo affinché si riesca a comprendere ed è giusto sia così”.

Guido Maria Brera dichiara che “di Teresa Ciabatti, in quella voce, c’è l’egocentrismo. Chi è timido, di riflesso, è anche molto egocentrico perché crede di avere addosso gli occhi di tutti e si sente costantemente al centro dell’attenzione di chi gli sta intorno”. Poi continua, raccontando aneddoti del passato: “io e lei abbiamo sempre guardato gli altri, ci divertivamo a vedere il modo in cui agivano, cadevano e si rialzavano […] mentre il successo è singolare, la rivalsa è plurale e richiede un salto. Il salto avviene quando si riesce a distaccarsi dalle proprie cose e si inizia a sognare con la mente del proprio personaggio. E’ proprio il finto tono di confessione della Ciabatti che contribuisce a dare un senso di autenticità alle sue storie”.
E se – come afferma l’autrice – un libro ha il ruolo di turbare, sicuramente il suo riesce perfettamente a farlo perché si impone con una “voce sguaiata e fastidiosa”, si assume le colpe di una generazione in cui si auto-implica, espone le sue cadute rendendole di tutti e le cadute altrui facendole proprie.