Ieri sera, mercoledì 3 agosto alle ore 19:30 presso l’Anfiteatro del Leccio, Capalbio Libri ha ospitato la presentazione del saggio del giornalista di innovazione Luca De Biase “Eppur s’innova. Viaggio alla ricerca del modello italiano” con Luna Kappler, Chicco Testa e Nicoletta Picchio.

La parola “innovazione” è onnipresente. Nel dibattito pubblico, nelle conferenze, nei consigli d’amministrazione, nei circuiti politici. Tutti ne parlano, pochi sanno davvero cosa sia. Eppure, vi è la convinzione che esista un modello per fare innovazione, uno standard valido nel tempo e nello spazio, e che sia la soluzione ai più grandi problemi che le nostre società devono affrontare. Narrazioni che sembrano essere tanto valide quanto lo sono le analisi che fotografano l’Italia come un paese immobile dal punto di vista dell’innovazione. Ma si tratta di istantanee che non colgono la complessità di un sistema-paese forgiato da secoli di storia e cultura che hanno donato agli “italiani” un modo tutto loro di essere innovativi. Perché l’innovazione è un fenomeno trasversale, non sempre quantificabile e soprattutto viscerale.

Ne è convinto Luca De Biase, giornalista e saggista, già caporedattore del Sole 24 Ore e docente in diverse realtà accademiche, italiane e internazionali. In un viaggio che attraversa la penisola, incontrando i principali protagonisti e le realtà imprenditoriali più dinamiche e ai più sconosciute, De Biase decostruisce la teoria dominante, mostrandoci un tessuto economico e sociale aperto e combattivo, pronto ad accogliere e a rimodellare, come gli artigiani del passato, le sfide dell’economia digitale e della conoscenza in una fase di profondo cambiamento globale. Un’esperienza che si fa teoria, alla ricerca di quanto abbiamo dimenticato essere il Paese, tra i mille difetti e i mille pregi. Fatta l’Italia, occorre riscoprire la creatività degli italiani. Per un’innovazione made in Italy.

Dice infatti il designer e storico statunitense Jeffrey Schnapp nella prefazione al libro: “La parola innovazione è al centro del dibattito attuale su cultura, società, economia e tecnologia. Viene ripetuta come uno slogan, caricata di significati trascendenti, fatta schioccare come una frusta sulla schiena degli scettici, esaltata come simbolo di un presente sempre gravido di futuro e universalità. L’innovazione è diventata il metro di misura della vitalità e vivibilità di città, regioni e nazioni, per non parlare di imprese e governi. In tutto questo febbrile discorrere, accade però di rado che si provi a ragionare su radici e significato dell’innovazione, sul suo stretto legame con teorie del cambiamento storico in contrasto tra loro, sulle intricate genealogie lessicali dalle quali emerge il vocabolario dell’innovazione, sui vari profili che assume nei diversi contesti locali… in parole povere, sulla sua complessità. Eppur s’innova di Luca De Biase si pone come un’eccezione.”


