VINCENZO PAGLIA, nato nel 1945 a Boville Ernica (Frosinone), è laureato in teologia, filosofia e pedagogia. Già vescovo di Terni, poi arcivescovo, è presidente della Pontificia Accademia per la Vita. È consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio, di cui segue le attività sin dall’inizio degli anni ’70. Per il suo impegno a favore della pace ha ricevuto numerosi riconoscimenti: la Medaglia Gandhi dell’Unesco, il Premio Madre Teresa dal governo albanese, il Premio Ibrahim Rugova dal governo del Kosovo e l’onorificenza Noble Amigo dal governo di El Salvador. Nel 2020 il ministro della Sanità del governo italiano lo ha nominato presidente della Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana. Giornalista e scrittore, è autore di numerosi libri di carattere religioso e sociale. Tra le sue ultime pubblicazioni: Vivere per sempre (Piemme 2018), La coscienza e la legge (con Raffaele Cantone, Laterza 2019), L’arte della preghiera (Edizioni Terra Santa 2020), Pandemia e fraternità (Piemme 2020), Il senso della vita (con Luigi Manconi, Einaudi 2021).

Giovedì 4 agosto

19:30

Anfiteatro del Leccio – Capalbio

Monsignor Vincenzo Paglia

L’età da inventare. La vecchiaia fra memoria ed eternità

Piemme

Con Sebastiano Maffettone e Andrée Ruth Shammah
Conduce Francesca Nocerino

"Signor ministro, la strage di anziani a cui stiamo assi­stendo non avviene per caso. Ci sono certo responsabilità precise. Ma è soprattutto l’emergenza amara della contrad­dizione di una società che per un verso sa allungare la vita delle persone, ma per l’altro la riempie di solitudine e di abbandono. Il Covid-19 elimina gli anziani perché noi li abbiamo abbandonati".

Per alcuni è rassegnato passaggio verso anni di decadimento fisico, inoperosità forzata e solitudine. Per altri una lontana minaccia da sfuggire con l’aiuto di pratiche salutistiche e attività appaganti. Comunque la si viva, la vecchiaia spesso fa paura o porta con sé la malinconia del tramonto. Eppure è diventata un tempo importante dell’esistenza, ben più lungo di quanto era fino a pochi decenni fa, e si presenta, in mancanza di modelli, come un’età da inventare. Vincenzo Paglia, che da anni studia e si occupa delle esperienze e dei bisogni delle persone anziane, propone in queste pagine una visione penetrante e innovativa della vecchiaia. Un periodo libero dalla tirannia della produttività e disponibile per edificare legami, momenti di ascolto delle proprie domande e di quelle degli altri. Anni scanditi non più dal calendario degli impegni ma dal tempo degli affetti, della riflessione, del contributo offerto alla comunità. I vecchi insegnano la bellezza di trasmettere e prendersi cura della vita e quando, col corpo indebolito e la mente confusa, diventano faticosi e difficili da amare, ci ricordano che la fragilità è una condizione comune a tutti e l’autosufficienza una sciocca illusione. Questa consapevolezza della dipendenza come radicale bisogno umano è il grande dono della vecchiaia alle generazioni più giovani. Ed è, al tempo stesso, l’orizzonte spirituale che permette di dare senso al ciclo della vita, di proiettare le proprie speranze nel futuro di cui si sono gettati i semi e, infine, di sentire la vecchiaia stessa come un compimento, una destinazione verso l’Eterno.