GIOVANNI BOCCO è stato per trent’anni inviato Esteri del Tg1 Rai raccontando i principali conflitti in Medio Oriente, Balcani, e Corno d’Africa e corrispondente Rai da Bruxelles e da Parigi. Allievo di Aldo Masullo a Napoli, ha fondato e diretto dall’83 all’88 il mensile di cultura e società Zadìg. È autore di saggi filosofici, racconti, poesie. Per il Tg1 si è occupato nell’ultimo decennio di crisi del Venezuela e Civilizzazione italica. Collabora a riviste italiane e internazionali.

Giovedì 4 agosto

21:30

Anfiteatro del Leccio – Capalbio

Giovanni Bocco

Il manoscritto di Italicus

Rubbettino

Con Gianluca Brozzetti e Mariolina Sattanino
Conduce Flaminia Marinaro

“A un certo punto si affacciava il sonno. Apriva il finestrino dell’auto, perché la pungente aria notturna lo mantenesse sveglio, e gli spruzzi di bruma ghiacciata gli lavassero il viso. Poi, mentre era avvinto in un abbraccio con la dama di picche, un lampo abbagliante. I fari di un camion in senso contrario, accecanti. I camionisti, coi loro prepotenti bestioni spesso sono temerari, e gli automobilisti non si rendono conto che, dopo tante ore di viaggio, loro dimenticano di essere alla guida di un mastodontico bisonte, e cominciano a sognare, a volare. Si sentono onnipotenti… come tanti altri semplici guidatori notturni. Italicus li comprendeva. Succedeva anche a lui. Perché dopo un lungo percorso si perde il senso della realtà. È l’euforia della velocità a spingere verso la temerarietà… è andare a fari spenti nella notte, per vedere se poi è tanto difficile morire, canta Battisti, e Italicus lo ascoltava, perso… Chiuse gli occhi sul lunghissimo rettilineo, e cominciò a contare. Fino a cinque. Li riaprì. Era pervaso da una strana euforia, come quando passava gli esami all’università. Ci riprovò. Richiuse gli occhi, e ricominciò a contare.”

Un giornalista, Michele, e una saggia e misteriosa bibliotecaria, trovano e leggono insieme un antico manoscritto, dai contenuti attualissimi. Un affresco surreale del Ponto, e della sua capitale, Napoli, che Re Italicus osserva ora dal telescopio in terrazza, ora calandosi tra la gente, in incognito, lasciando sul trono un sosia, Renato. Ma anche un ambizioso progetto di diffusione della Civilizzazione italica e dei suoi valori: dal senso del bello alla capacità innovativa dei singoli, a quella imprenditoriale. Attraverso ritratti ironici di professionisti, politici, artisti, gran dame, imprenditori, e persone semplici si delinea il progetto di Re Italicus e del suo cenacolo culturale.