FILIPPO CECCARELLI è giornalista politico da oltre quarant’anni, prima a “Panorama”, poi alla “Stampa” e ora a “Repubblica”. Il suo sterminato archivio sulla politica italiana è stato donato nel 2015 alla Biblioteca della Camera. Per Feltrinelli ha pubblicato La suburra. Sesso e potere: storia breve di due anni indecenti (2010), Come un gufo tra le rovi­ne (2013) e Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua (2018).

Foto: Adolfo Frediani

Sabato 6 agosto

19:30

Anfiteatro del Leccio – Capalbio

Filippo Ceccarelli

Lì dentro. Gli italiani nei social

Feltrinelli

Dialogo con Bruno Manfellotto

 “Dell’Italia, che Dio la protegga, le piattaforme elettroni-che riflettono non solo e non tanto la testa e gli occhi, ma pure le orecchie, il naso e ogni possibile orifizio senza sottovalutare le viscere, il fegato, i reni, insomma i precordi.”

 “Instagram mi piace da impazzire, letteralmente; Twitter per niente; Facebook non l’ho ancora capito tanto bene; YouTube mi affascina, però mi stanca, mentre TikTok deve essere formidabile, ma non ho tanto tempo e così me lo becco di seconda mano quando rimbalza sul mio schermo. Gli altri boh, in tutta sincerità ho pure un po’ di strizza a registrarmi, eccetera. Quel che ho mi basta e soverchia, come diceva Andreotti.” È un salto in avanti e insieme all’indietro, vengono in mente le pitture rupestri degli animaloni che precedono di parecchio la scrittura. Dentro il telefonino con la cover sdru­cita da vecchio sobbalza l’ambiguità della storia in modalità tecnologica, ciò che spiega parecchio quanto di selvaggio, in tutti i sensi, s’incontra normalmente sullo schermo a cristalli liquidi. “Benvenuto nell’orgia digitale!”. In realtà, racconta Filippo Ceccarelli, lì dentro ha trovato ciò che sempre lo aveva incuriosito e attratto dell’Italia e degli italiani. La loro espressività, la spudoratezza creativa, la sorprendente umanità. È bello poterli osservare e basta, senza criteri etici, condanne moralistiche, afflati palingenetici, distinzioni fra alto e basso. Sono così, e che ci vuoi fare? Le cantilene degli ambulanti, i tipi buffi delle spiagge, i preti pazzi, i milites gloriosi, le sciantose, le svampitone, le nonne rimbambite, i fattoni, le scritte sui cruscotti delle auto, “papà vai piano”, le scarpine da neonato sotto lo specchietto retrovisore, i rabbiosi cartelli nei condomini, le imprecazioni imprevedibili, le confessioni spudorate, le arti e i mestieri del Paese profondo, le differenze regionali, municipali, di quartiere e di campanile.