Martedì 27 luglio alle ore 20 Edith Bruck ha ufficialmente aperto la quindicesima edizione di Capalbio Libri con la presentazione del suo ultimo libro “Il pane perduto” (La nave di Teseo), con cui ha vinto il prestigioso “Premio Strega Giovani 2021”.

Edith Bruck ha raccontato la sua esperienza che ha il sapore amaro di una verità destinata ad essere eterna. “Se sono sopravvissuta, avrà pure un senso, no?” e il senso lo ritroviamo nel suo racconto, per non dimenticare ma soprattutto affinché nessuno dimentichi.

La Bruck ha ripercorso i propri passi sul freddo terreno di Auschwitz: “Io non so odiare, è un sentimento che non mi appartiene”. Ma come può un essere umano sopportare un tale peso trascinandosi in un campo minato di odio e non riuscire a provare tale sentimento nei confronti dei suoi aguzzini? Le parole creano connessioni e rendono palpabili vicende che altrimenti sarebbero relegate in una dimensione conclusa, cancellata dal tempo.

Edith Bruck teme, infatti, la dimenticanza, l’oblio. Non odia, come rimarca spesso. Il suo non è un libro autobiografico, vuole essere un libro storico, un puzzle di vicende marchiate a fuoco nel suo mondo interiore fatto di atrocità che ha dovuto ingoiare e che nessuno sanerà mai del tutto.
Commuovendo la platea, il dolore più grande arriva poi dalla quotidianità perduta: “A mio padre avrei voluto regalare un mare di pesci perché lui amava i pesci, e a mia madre un aranceto, perché amava le arance”.

Come si può tornare in vita dopo tutto questo? Raccontando, sempre e comunque come ricorda la Bruck quando le rivengono in mente le parole di tutte quelle persone nei campi di concentramento: “Raccontatelo, non vi crederanno, ma raccontatelo… Dio non c’entra nulla con La Shoah”, l’uomo è libero di scegliere, come ha fatto la Bruck quando ha deciso di essere umana perdonando tutti.

