Franco Debenedetti con il suo libro “Scegliere i vincitori, salvare i perdenti”edito da Marsilio è stato il protagonista della serata di ieri.
Sul palco con l’autore sono saliti anche lo storico ed economista italiano Giulio Sapelli, mentre l’incontro è stato condotto dalla giornalista di Sky Tg24 Giovanna Pancheri.

Protezionismo, autarchia, keynesismo, programmazione, strategie, italianità questi gli argomenti cardine della serata: tante variazioni su uno stesso tema, l’idea che lo Stato, per governare l’economia, debba intervenire e sappia farlo con le scelte giuste.

È la politica industriale: lo Stato si sostituisce al mercato e sceglie i vincitori della gara concorrenziale. Salvo poi, quando l’«insana idea» non ha successo, dover correre ai ripari salvando i perdenti. Ma la politica industriale influenza e condiziona anche «l’altra metà del cielo», quella dell’industria privata, delle grandi famiglie e non solo. Si allarga alla politica finanziaria, si espande a quelle culturali e giudiziarie. Cade sulle sue contraddizioni, risorge, sopravvive ai vincoli dall’Unione europea.

Quasi coetaneo dell’Iri – che della politica industriale in Italia è stato l’eponimo – Franco Debenedetti, per il suo percorso e per i ruoli che ha ricoperto, con la politica industriale ha convissuto per molto tempo: prima da manager, lavorando nell’«altra metà del cielo», poi da politico e da saggista, mirando a smontare le strutture dell’intervento pubblico e l’ideologia su cui si reggono.

Dalla Grande Depressione alla Grande Recessione, dagli altiforni alla banda larga, dall’Italietta di Giovanni Giolitti all’Unione Europea di Angela Merkel, gli assi di lettura di questo libro – storico, politico, personale – si incrociano in un punto: la politica industriale e le ragioni per cui è un’«insana idea».


