Ieri sera alle ore 21:30 si è tenuto l’evento che ha dato l’avvio ufficiale alla 16° edizione del festival di Capalbio Libri, alla presenza del Sindaco di Capalbio Gianfranco Chelini, ha avuto luogo la presentazione del romanzo di Veronica Raimo “Niente di vero” edito da Einaudi, con la partecipazione di Flavia Capone e Roberta Colombo.

Il romanzo, vincitore del Premio Strega Giovani 2022 e del Premio Strega OFF, finalista al Premio Strega 2022, in questi giorni ha vinto il Premio Viareggio Rèpaci.
Prendete lo spirito dissacrante che trasforma nevrosi, sesso e disastri famigliari in commedia, da Fleabag al Lamento di Portnoy, aggiungete l’uso spietato che Annie Ernaux fa dei ricordi: avrete la voce di una scrittrice che in Italia ancora non c’era.
Veronica Raimo sabota dall’interno il romanzo di formazione. Il suo racconto procede in modo libero, seminando sassolini indimenticabili sulla strada. All’origine ci sono una madre onnipresente che riconosce come unico principio morale la propria ansia; un padre pieno di ossessioni igieniche e architettoniche che condanna i figli a fare presto i conti con la noia; un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni. Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa.

Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile. In questa storia all’apparenza intima, c’è il racconto precisissimo di certi cortocircuiti emotivi, di quell’energia paralizzante che può essere la famiglia, dell’impresa sempre incerta che è il diventare donna. Con una prosa nervosa, pungente, dall’intelligenza sempre inquieta, Veronica Raimo ci regala un monologo ustionante.
Secondo Roberta Colombo quello di Veronica Raimo è un romanzo generazionale, innanzitutto per il linguaggio utilizzato distaccato ma non ideologico, in grado cioè di trattare argomenti come l’aborto senza ideologia, quanto piuttosto con un certo distacco emotivo.

Per Veronica Raimo è generazionale nel senso che è il romanzo di una generazione – quella dei ragazzi nati negli anni ’70 – schiacciata dalle aspettative, che vive la propria disgregazione dinanzi alla mancanza di un discorso collettivo il cui unico esempio forse sono stati i fatti accaduti a Genova nel 2001, e che vive in una grande depressione latente, evidenziata da un grande abuso collettivo di psicofarmaci.
In questo contesto emerge nel romanzo la figura della famiglia come centro di nevrosi, ma raccontata in modo divertente e paradossale, attraverso un libro che possiede una naturale predisposizione cinematografica per una trasposizione a cui l’autrice sta già lavorando.


