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Diario di Capalbio Libri: giovedì 4 agosto – secondo incontro

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A presentare a Capalbio Libri il proprio romanzo “Il manoscritto di Italicus” ieri sera, giovedì 4 agosto alle ore 21:30, è stato il giornalista del TG1 Giovanni Bocco. Hanno condiviso con lui il palcoscenico dell’Anfiteatro del Leccio Gianluca Brozzetti, Mariolina Sattanino e Flaminia Marinaro. Letture a cura dell’attrice Carolina Zaccarini.

La presentazione si è tenuta nell’ambito del format Capalbio Talks, uno spazio pensato per condividere temi di grande attualità con esperti e protagonisti, un format pensato per discutere e conoscere quello che ci appassiona.

Nel libro un giornalista, Michele, e una saggia e misteriosa bibliotecaria, trovano e leggono insieme un antico manoscritto, dai contenuti attualissimi. Un affresco surreale del Ponto, e della sua capitale, Napoli, che Re Italicus osserva ora dal telescopio in terrazza, ora calandosi tra la gente, in incognito, lasciando sul trono un sosia, Renato. Ma anche un ambizioso progetto di diffusione della Civilizzazione italica e dei suoi valori: dal senso del bello alla capacità innovativa dei singoli, a quella imprenditoriale. Attraverso ritratti ironici di professionisti, politici, artisti, gran dame, imprenditori, e persone semplici si delinea il progetto di Re Italicus e del suo cenacolo culturale.

In pratica, la storia surreale del re Italicus e del suo discendente, il giornalista Michele che ne segue le tracce, serve a Giovanni Bocco per dimostrare che i valori dell’italicità sono da recuperare e da difendere.

Il progetto di civilizzazione italica che vuole portare avanti Italicus è quasi utopistico, eppure si fonda sul fatto che nel mondo ci siano quasi trecento milioni di italici, cioè di persone che a prescindere dall’effettiva discendenza italiana, dalla cittadinanza e dalla posizione geografica si riconoscono nei valori italici e attorno a essi possono essere radunati.

 A New York, all’ONU c’è l’UNAOC (United Nations Alliance of Civilizations), l’ufficio che si occupa delle civilizzazioni. Dal 2017 è compresa anche la civilizzazione italica, tenendo conto anche del fatto che il 70% del patrimonio culturale del mondo si trova in Italia. L’idea è che Italicus sia il rappresentante degli italici, di questi trecento milioni di persone che fanno riferimento alla civilizzazione italica, un concetto che l’autore intende precisare. L’esempio è quello di altre civilizzazioni più note, come quella anglosassone e quella ispanica, cioè qualcosa che travalica i vecchi confini territoriali e dà vita a questo insieme che raccoglie tutto ciò che fa riferimento all’Italia, alla sua cultura, alla lingua, al made in Italy, allo stile, all’arte, al gusto e così via. 

Gli italici – tra cui ci sono anche gli italiani – sono coloro che hanno un legame anche solo parziale o indiretto con l’Italia che può essere familiare o sociale. Si pensi all’importanza delle seconde e delle terze generazioni anche per il ritorno allo studio dell’italiano, ma può essere un legame anche di tipo culturale o economico . Per esempio, tutti quelli che avviano o fanno parte di un’attività imprenditoriale ispirata all’Italian way of life. Andando in giro per il mondo, questo lo percepiamo. Italici sono anche i cittadini di posti in cui si parla italiano come la Dalmazia, l’Istria, il Canton Ticino, così come tutti gli italofili e gli stranieri che scelgono per lavoro e per passione di vivere in Italia e che, pur non avendo sangue italiano, hanno stili di vita e valori ispirati al sentire italiano. 

Si tratta di un soft power molto importante. L’Italia è diventata il primo influencer culturale del mondo, superando la Francia, dietro Stati Uniti e Spagna, eppure noi siamo poco consapevoli di questo potere di persuasione e di influenza che è estremamente rilevante nelle società contemporanee. L’affermarsi e il propagarsi del concetto di civilizzazione italica si inserisce, così, molto bene in un mondo sempre più trans-nazionale, dove cadono i confini e gli steccati, sempre più interconnesso grazie a internet e alla globalizzazione. Quindi anche le identità nazionali diventano plurinazionali e pluriformi. Ci sono molti italici con doppio o triplo passaporto e altri che non hanno il passaporto italiano ma si riferiscono ai nostri valori e intraprendono iniziative nel mondo, con riflessi anche in Italia, utilizzando formule di produzione italiana e macchinari utensili italiani.

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