Francesca Scopelliti, curatrice del libro di Enzo Tortora “Lettere a Francesca” edito da Pacini è stata la protagonista, alle ore 21:30, del secondo appuntamento della serata di ieri.
Sul palco con Francesca Scopelliti, compagna di vita dello storico conduttore Rai, sono saliti anche la giornalista Chiara Beria d’Argentine ed il magistrato Alfredo Montagna, mentre l’incontro è stato condotto dalla giornalista Rai Mariolina Sattanino.

Francesca Scopelliti, con il libro che ha curato, ha voluto rendere pubbliche una selezione delle lettere che il celebre giornalista e presentatore televisivo le scrisse dal carcere durante il suo periodo di reclusione.

“33 anni sono passati in un’illusione, non è cambiato nulla in magistratura, nel giornalismo, nella politica.”
ha commentato la Scopelliti.
Quello che presentiamo stasera non è un libro contro la magistratura, Enzo non ce l’aveva con i magistrati, è un libro contro la malagiustizia. Un magistrato serio avrebbe fatto maggiori verifiche. Nelle intercettazioni di allora si parlava di un certo Enzo Tortona, non Tortora, e veniva ricordato un numero telefonico con prefisso di Napoli, un giudice accorto quanto meno l’avrebbe chiamato. Dei magistrati autorevoli avrebbero ammesso di aver sbagliato, invece è iniziata una vestizione del colpevole con la complicità di pentiti e giornalisti.“

“Un giudice nel corso della sua carriera dovrebbe vivere un mese in carcere per capire cosa si prova. Nella vicenda Tortora oltre alla stampa ed alla magistratura sul banco degli imputati dovrebbero però finire anche gli avvocati“
ha fatto notare la giornalista Chiara Beria d’Argentine.

“Sul caso Tortora, come magistrato mi dichiaro colpevole.”
ha commentato il giudice Alfredo Montagna.

Mariolina Sattanino ha invece ammesso che durante la lettura del libro si è chiesta:
“Come si legge in carcere? Lì ogni azione ha un significato, un peso diverso. Leggere in carcere non è la stessa cosa che leggere fuori.“

In chiusura di serata Montagna ha invece segnalato come:
“Noi magistrati non siamo dipendenti pubblici come gli altri. In quanto funzione dello Stato la magistratura deve essere indipendente. Per questo sono a favore di una riforma che ne salvaguardi questo principio.“


