Venerdì 30 Luglio, il palco di Capalbio Libri presenta Andrea Albertini, “Una famiglia straordinaria” (Sellerio), con intervista di Bruno Manfellotto e letture di Michela Tamburrino.

Una cronaca familiare su tre dinastie destinate ad intrecciarsi: le famiglie coinvolte sono i Tolstoj (figlia e nipote autore russo), i Giacosa (famiglia del più famoso drammaturgo italiano di quel periodo) e gli Albertini (i fratelli che fecero grande il «Corriere della Sera» e si opposero a Mussolini).
Da due luoghi geograficamente distanti si avviano dinamiche che solo in un secondo momento si congiungeranno costruendo un’unica trama complessa, destinata a diventare una vera e propria epopea. A Colleretto, nei pressi di Torino, cresceva il piccolo Giacosa (soprannominato “Pin”) e nella tenuta di Jasnaja Poljana viveva Leone Tolstoj.

Pin cresce in una famiglia tradizionalista, il padre lo sprona a studiare, avvia un percorso universitario e si laurea in legge, ma la sua indecisione sul futuro e la sua passione per la scrittura lo portano a rimanere in un limbo decisionale per un po’. Poi un giorno il giovane Giacosa prende appunti, su richiesta del padre, in un’aula di tribunale, ma ne scaturisce una composizione in versi martelliani che metterà il padre dinnanzi al talento del figlio, destinato da quel momento in poi a perseguire la carriera di poeta-drammaturgo.

Le vicende dei Giacosa incontreranno il mondo degli Albertini anche a seguito del matrimonio di una di loro con Luigi Albertini, direttore e comproprietario che fece del «Corriere» il quotidiano più letto d’Italia, portando firme importanti come Einaudi e nuovi giornalisti emergenti come Barzini.
Ancora oggi esiste la sala Albertini caratterizzata da una lunga tavola in legno ed una redazione finalizzata alla correzione dei testi, idea del Times da cui Luigi Albertini prende spunto. Albertini, inoltre, ha il merito di aver trasformato la struttura e la finalità oltre che il format stesso del giornale.
Egli, nelle vesti di senatore/direttore-editore, entra in conflitto con Mussolini nonostante in un primo momento appoggiasse la Marcia su Roma – in quanto credeva potesse chiudere il biennio rosso -, ed in seguito firmerà il documento di Benedetto Croce sugli intellettuali antifascisti.

Rischia così di essere ucciso, non tanto da Mussolini – che comunque più volte sollecitò affinché gli articoli fossero modificati, generando una reazione di opposizione di Albertini e sospendendo, infine, le pubblicazioni del giornale – quanto da qualche mitomane in disaccordo con le posizioni antifasciste albertiniane.
Il punto di vista della narrazione, in ogni passaggio, è lo stesso dei protagonisti che vengono raccontati in quadri separati e che determinano la divisione della trama in due tempi: il prima e il dopo, con il ritratto di tre donne (delle già citate famiglie) che si incontrano casualmente.
